arte – Fuori Aula Network https://fuoriaulanetwork-web.azurewebsites.net Mon, 06 May 2024 22:34:43 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.4.2 L’evoluzione dell’Accademia di Belle Arti di Venezia e il rapporto con la Biennale Arte 2024 https://fuoriaulanetwork-web.azurewebsites.net/2024/05/06/levoluzione-dellaccademia-di-belle-arti-di-venezia-e-il-rapporto-con-la-biennale-arte-2024/ https://fuoriaulanetwork-web.azurewebsites.net/2024/05/06/levoluzione-dellaccademia-di-belle-arti-di-venezia-e-il-rapporto-con-la-biennale-arte-2024/#respond Mon, 06 May 2024 15:00:51 +0000 https://fuoriaulanetwork-web.azurewebsites.net/?p=7923 Continua a leggere L’evoluzione dell’Accademia di Belle Arti di Venezia e il rapporto con la Biennale Arte 2024]]>

Di Viola Parisatto

In occasione del 260esimo anniversario della fondazione dell’Accademia di Belle Arti Cignaroli di Verona, dall’8 febbraio al 22 aprile si è svolto un ciclo di cinque incontri che ha avuto luogo all’interno della Società letteraria di Verona situata in piazzetta Scalette Rubiani, 1.

Nel tardo pomeriggio del 22 aprile Riccardo Caldura, direttore dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, ha tenuto un incontro riguardante l’istituzione veneziana, focalizzandosi in particolare sull’attività svolta negli ultimi anni. Una tra queste è il cambio di sede nell’ex Ospedale degli Incurabili avvenuto tra la fine degli anni ’90 e il 2000 a causa delle crescenti iscrizioni di studenti interessati al campo artistico. Nel descrivere l’attuale fondo storico dell’Accademia, Caldura ha sottolineato che al suo interno si trovano esclusivamente documenti della storia dell’Accademia perché sono legati alla didattica dell’istituzione: collezioni di disegni d’architettura, disegni di studio (soprattutto studio del nudo), rare edizioni di libri, incisioni ma soprattutto una vasta collezione di gessi presi dagli originali greco-romani utili per lo studio dei classici.

L’Accademia, che va al passo col tempo, inizialmente era composta da scuole di pittura, scultura, incisioni e grafica d’arte e decorazioni ma con il XXI secolo sono entrate in gioco tutte le componenti sempre più legate alle nuove tecnologie costituendo l’ambito del visivo. Questo nuovo settore comprende scuole di fotografia, installazione multimediale, programmazione di siti web, grafica editoriale e progettazione degli spazi sonori (sound design). Pur inserendo questo nuovo campo, la pittura è rimasta la scuola più frequentata tanto da dover ampliare il numero degli atelier: un fatto interessante che ha sorpreso anche il direttore.

Caldura, nell’ultima parte della conferenza, si è soffermato sulla descrizione di un’installazione facente parte dell’attuale Biennale di Arte di Venezia: Josèfa Ntjam. swell of spæc(i)es. Per la prima volta un progetto della Biennale viene collocato nell’Accademia di Belle Arti di Venezia. Quando il direttore ricevette la richiesta di mettere a disposizione il chiostro dell’Accademia di Belle Arti per un progetto di enormi dimensioni si creò un’atmosfera di scetticismo ma il progetto era interessante e ben fatto dal punto di vista tecnico. La richiesta venne approvata da parte dell’Accademia e le autorizzazioni, inviate alla soprintendenza di Venezia per poter collocare l’installazione temporanea, vennero inaspettatamente tutte accettate.

Il progetto della giovane artista e performer Josèfa Ntjam, in collaborazione con l’Istituto di Scienze Marine, è strutturato come un enorme prisma di colore blu-violetto che contiene al suo interno un led wall digitale. Sul led wall, di 12,5 m x 3 m, viene proiettato un video animato di circa trenta minuti, che mescola l’animazione tridimensionale con l’intelligenza artificiale e filmati acquari. Il film trasmesso è anche dotato di una colonna sonora creata dalla compositrice Fatima Al Qadiri. L’acqua, protagonista del video del led wall, è un elemento ricorrente nell’arte di Ntjam e viene interpretata come simbolo dell’evoluzione continua, della fluidità connessa agli aspetti socio-politici contemporanei. Le elaborazioni che stanno alla base del progetto partono dai microorganismi oceanici, ovvero i plancton, di diverse forme e specie ibridati con le mitologie dei Dogon (popolazione africana del Mali) legate alla creazione del mondo. L’artista mettendo insieme tutti questi elementi crea una cosmogonia planetaria, oceanica e mitologica.

Questo incontro è stato chiaramente esplicativo per quanto riguarda l’evoluzione di questa istituzione. La descrizione dell’installazione alla Biennale Arte 2024, che sicuramente andrò a vedere, è stata molto interessante e accattivante: le nuove tecnologie sono affascinanti proprio per il loro essere delle novità, attirando anche i meno curiosi a scoprire questo nuovo mondo del visivo.

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Cosa si nasconde dietro gli allestimenti ai Musei Civici di Verona degli ultimi vent’anni? https://fuoriaulanetwork-web.azurewebsites.net/2024/03/04/cosa-si-nasconde-dietro-gli-allestimenti-ai-musei-civici-di-verona-degli-ultimi-ventanni/ https://fuoriaulanetwork-web.azurewebsites.net/2024/03/04/cosa-si-nasconde-dietro-gli-allestimenti-ai-musei-civici-di-verona-degli-ultimi-ventanni/#respond Mon, 04 Mar 2024 15:42:42 +0000 https://fuoriaulanetwork-web.azurewebsites.net/?p=6952 Continua a leggere Cosa si nasconde dietro gli allestimenti ai Musei Civici di Verona degli ultimi vent’anni?]]>

Di Viola Parisatto

Nel pomeriggio di venerdì 23 febbraio, presso il Museo degli Affreschi G.B. Cavalcaselle, si è tenuta la presentazione del libro La continuità dell’esporre. Allestimenti ai Musei Civici di Verona 2004-2023 di Alba Di Lieto, responsabile dell’archivio Carlo Scarpa presso la Direzione dei Musei Civici di Verona, e Marco Borsotti, professore di architettura degli interni e allestimento al Politecnico di Milano.

La direttrice dei Musei Civici, Francesca Rossi, ha accolto gli ospiti all’interno della sala Galtarossa, per poi lasciare la parola a Orietta Lanzarini, storica e professoressa di storia dell’architettura presso l’Università degli Studi di Udine, che ha presentato il volume stesso.

Il libro nasce come seguito di Allestire nel museo: trenta mostre a Castelvecchio e si focalizza sugli allestimenti degli ultimi vent’anni della collezione 

Suddiviso in tre parti, il volume affronta diverse tematiche, tra le quali: il concetto degli spazi pubblici, il modo di percepire e vivere i musei, la ricchezza delle esperienze espositive e il loro rapporto con le sedi museali in cui si sono svolte le mostre, oltre all’idea di “museo diffuso”. Tratta inoltre alcune problematiche, come la conservazione e la valorizzazione dei patrimoni presenti nei depositi. Dalla lettura è possibile rendersi conto delle trasformazioni della comunità veronese e più in particolare dei cambiamenti radicali che interessano i musei.

Le mostre descritte all’interno del catalogo sono di due tipi: da una parte quelle strettamente documentarie, che restituiscono gli aspetti specifici di questioni riguardanti figure di grande rilievo, dall’altra le mostre di carattere sperimentale. Il libro contiene testi curati dai due autori, con la collaborazione di altri esperti del settore: Francesca Rossi, Ketty Bertolaso e Cristina Lonardi. Il testo introduttivo vede la penna di Francesca Rossi, che spiega la visione integrata della gestione del museo diffuso nel complesso circuito museale. Segue poi il saggio di Alba Di Lieto, che dà un denso quadro critico mettendo in evidenza come alcuni spazi nel museo di Castelvecchio vengano prestati a un aspetto sperimentale che non deve diventare un luogo musealizzato, ma un vero e proprio museo vivente. Il terzo e ultimo testo, scritto da Marco Borsotti, si concentra in particolare sul contesto del museo di Castelvecchio e tratta la capacità delle opere d’arte di far sentire a proprio agio gli ospiti

L’ultima parte del libro è composta da schede monografiche dedicate alle mostre che sono state redatte da Alba Di Lieto, Marco Borsotti, Ketty Bertolaso e Cristina Lonardi. In questa sezione vengono riportate le figure coinvolte in ogni mostra, le piante con gli allestimenti e una sezione fotografica. Il connubio tra una parte saggistica e una parte monografica fa sì che il volume possa essere utilizzato anche come strumento didattico dagli studenti universitari.

Invito tutti, ma in particolare i veronesi, a esplorare questo catalogo per riuscire ad avere un’idea su come si sia evoluto, nell’arco di vent’anni, il campo museale nella città in cui studiamo. Per gli studenti di beni culturali (come me) e di altre facoltà nell’area artistica e architettonica è uno strumento alquanto utile e quindi da sfruttare al meglio. 

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