Di Viola Parisatto
Tra venerdì 10 e domenica 12 ottobre, si è svolta a Veronafiere (Viale dell’Industria) la ventesima edizione di ArtVerona. La fiera, articolata in due padiglioni, presentava al pubblico un totale di 143 espositori che includevano editori, spazi no-profit, ma soprattutto gallerie d’arte di portata nazionale e internazionale.
Oltre alle esibizioni di opere d’arte, durante l’evento hanno avuto luogo diversi talk e performance e sono state presentate eccezionali proiezioni cinematografiche, che hanno dato modo a molte personalità di esprimersi trattando svariate tematiche artistiche. Nel frattempo, in giro per la città prendevano forma i progetti più disparati, da installazioni a mostre temporanee.
Tra le numerose esposizioni presenti in fiera, tre sono quelle su cui mi concentrerò e che ritengo meritino maggior attenzione: Coral Contemporary Gallery, IMAGO Art Gallery e L.U.P.O. Gallery.
Coral Contemporary Gallery è una galleria d’arte americana fondata a Miami nel 2018 da Isabel Tassara. In occasione di ArtVerona, sono state da loro esposte nel padiglione delle opere di visual art di un gruppo ristretto di artisti, tra cui Roberto Vivo.
L’artista uruguaiano Roberto Vivo Cháneton, classe 1953, è, in questa mostra, presentato al pubblico attraverso le sue opere scultoree e pittoriche. Le sue sculture astratte, come Etris, mostrano il modo in cui un elemento naturale, in questo caso il fuoco, si sviluppi e si trasformi, riproducendo il suo movimento nell’atmosfera.
Quanto alla IMAGO Art Gallery, si tratta di una galleria di Lugano (Svizzera), che per l’evento ha portato in mostra, tra gli altri, l’artista madrileña Isabel Alonso Vega, le cui opere su plexiglass sono quelle che hanno attirato maggiormente la mia attenzione. Il concetto che sta alla base della ricerca artistica di Alonso Vega vuole dar forma all’immaterialità, fissandola in solidi dati dalla sovrapposizione di lastre in plexiglass. Su queste, l’artista decide di spargere macchie d’inchiostro, fumo oppure foglie d’oro, creando un effetto ottico particolare e illusorio, del quale si può trovare un esempio in Two, riportata qui sotto. Con l’applicazione della pittura sulla superficie di un materiale translucido come il plexiglass, l’artista crea sculture catturando un singolo momento di trasformazione: l’opera cambia forma grazie alla luce e alla prospettiva da cui l’osservatore la ammira.
Spostandoci in Italia, la L.U.P.O. Gallery (abbreviazione di Lorenzelli Upcoming Projects Organization) è invece una galleria milanese, situata in Corso Buenos Aires 2. Per il loro stand veronese, hanno selezionato diversi artisti, tra i quali si inserisce Giuditta Branconi. L’artista ventisettenne si cimenta nella resa di opere piene di elementi (segni, gesti e personaggi) che creano un insieme caotico, spingendo l’osservatore a fermarsi per analizzarle nel dettaglio. Nei suoi lavori Branconi non vuole manifestare ideali politici o sociali, ma semplicemente farsi conoscere al pubblico in modo autobiografico. L’artista, in Rubber Ball, rappresenta una bambina sulla tela e affronta così il tema dell’infanzia, interpretando il gioco infantile come una strategia di adattamento e sopravvivenza.
Quella di quest’anno non è stata la mia prima esperienza ad ArtVerona, e anche stavolta, al pari delle precedenti, ne sono uscita soddisfatta e con una maggior consapevolezza della realtà artistica che circonda tutti noi.
Visitare fiere d’arte come questa è un’occasione da non farsi mai sfuggire, quindi mi raccomando, tutti presenti alla prossima edizione di ArtVerona!
Per maggiori informazioni e per rimanere sempre aggiornato/a consulta il sito www.artverona.it, oppure la pagina Instagram @artverona.