Un viaggio in tre tappe nell’arte contemporanea

Di Viola Parisatto

 

Nel pomeriggio di venerdì 17 gennaio, presso la galleria d’arte veronese Studio la Città, si è tenuta una visita guidata da parte di Rossella Pasqua che si è cimentata nella spiegazione delle tre mostre, a cura di Hélène de Franchis e Luca Massimo Barbero, presenti in galleria fino al 28 febbraio 2025: Franco Angeli, Opere dal 1957 al 1977; Emil Lukas, La lente narrativa e il bordo infinito del colore; Arthur Duff, Sticky fictions. And things unstuck.

La visita è iniziata dal primo spazio espositivo dedicato all’artista romano, nato nella metà degli anni ’30, Franco Angeli. Angeli viene presentato al pubblico attraverso un’ampia gamma di opere pubblicate nel ventennio che va dal 1957 al 1977, periodo in cui si assiste al picco più alto della sua produzione artistica. L’artista sperimenta molto, infatti nella mostra si ammirano oli su carta applicata su cartoncino e tele nei quali rappresenta simboli, oggetti, luoghi oppure figure animali e umane, dilettandosi in diverse tecniche di pittura. Spostandosi nell’ampia sala successiva, sulla sinistra vediamo ancora delle opere di tale artista che rappresenta la sua volontà di dipingere trasmettendo un messaggio molto forte a proposito del ruolo dell’America, che rivede come idea di libertà, dopo i feroci anni di guerra. Nel giro di poco tempo, gli americani diventano detentori del potere esercitandolo in maniera molto violenta quindi Angeli cambia completamente il suo pensiero che si rivede in alcune delle sue opere esposte. L’opera Gabbia Capitolina (1977) è a mio parere una delle più belle tra quelle visibili in galleria. Quest’opera mostra una gabbia rappresentante una sorta di prigione dentro la quale vengono raffigurati due bambini, probabilmente Franco Angeli e il fratello da piccoli, con sguardi distaccati dalla realtà in cui sono immersi. Il bambino identificato come Franco Angeli tiene ferma a terra con il piede una alabarda mentre l’altro bimbo rappresentato all’estremità destra si mostra con lo sguardo rivolto verso il fuori. Sulla sinistra del quadro è rappresentata l’aquila di Roma disegnata con gli artigli che trattengono le frecce in una zampa e l’alloro nell’altra.

Angeli, Gabbia Capitolina (1977)

Nella parte destra della sala invece sono appese alle pareti le opere di Emil Lukas, ai miei occhi uno dei migliori artisti contemporanei, che danno vita alla sua mostra La lente narrativa e il bordo infinito del colore. Il concetto alla base dei suoi lavori a filo tondo e i dipinti acrilici a bolle consiste nel rendere il colore trionfante per introdurci all’idea del confine infinito del colore. Al fianco di queste due tipologie di opere vi sono i disegni in bianco e nero a inchiostro Sumi su vetro. Le tre sezioni condividono il tema della percezione umana: come leggiamo la fotografia in bianco e nero e in quale maniera percepiamo le relazioni tra i colori. Questo artista americano, che ho avuto il piacere di incontrare all’opening, è un grandissimo sperimentatore e il filo conduttore che lega i suoi lavori è il catturare lo sguardo dello spettatore, di farlo entrare dentro l’opera e quindi di renderlo partecipe. I lavori a filo su gesso, di forma concava, danno la sensazione che dietro l’opera ci sia una luce, un vuoto e per rimandare un senso di profondità si basa sui colori dei fili che usa.

Lukas, By Accretion (2024)

In mostra Emil Lukas espone delle nuove opere di diverse colorazioni The thread and bubble works (2024) che vedono un processo di realizzazione molto particolare. Si tratta di dipinti acrilici a bolle: imprimendo una griglia a maglia larga, normalmente utilizzata nel campo industriale, sul colore steso precedentemente sulla tela, dà un ulteriore stesura con la griglia ancora appoggiata alla tela di base e a colore asciutto toglie la griglia dando vita ad un’opera tridimensionale.

Lukas, Glass in Water (2024)

Lukas gioca molto con gli organismi naturali come si vede nei suoi dipinti in bianco e nero a inchiostro Sumi su vetro incorniciati in legno dipinto. In questo caso, la tecnica Sumi consiste nel far camminare delle larve di mosca, sull’inchiostro posto precedentemente sull’opera. Con questa tecnica entra in campo il tema della casualità perché non è l’artista a indirizzare gli organismi su un certo punto dell’opera piuttosto che su un altro: egli li lascia vagare liberamente e ognuno disegna indipendentemente il proprio percorso.

Lukas, Edgar Thomson Works, Braddock PA (2024)

Nella serie Paddle il colore agisce su una tela estroflessa grazie a dei fili agganciati ad una struttura di ferro così da creare una “pozzanghera” (in inglese paddle) in tempi diversi e, a seconda di quanto venga diluito il colore, lascia delle tracce più o meno precise. La tela dell’immagine sottostante è estroflessa ma anche introflessa, grazie a una barretta di legno posta dietro la tela che la spinge fuori, tenendo conto della forza di gravità, delle tensioni che si mostrano nell’arte attraverso questa doppia formula. In seguito a questa creazione di tensione utilizza la tecnica Sumi facendo fare una passeggiata ad una larva di mosca.  

Lukas, Coordinate (2024)

Arthur Duff, l’ultimo artista in galleria, presenta la sua mostra Sticky fictions. And things unstuck sperimentando la ceramica per la prima volta. L’artista tedesco, nato da genitori americani, è noto per i suoi lavori con neon, corde e laser, ovvero elementi che non si possono governare appieno, che adesso mescola alla ceramica, di diversi colori e a forma di tubo modellata con le sue mani. Con questa serie Arthur Duff si mette alla prova cimentandosi nella lavorazione di una materia diversa, la ceramica, modellabile fin dall’inizio. Il fatto di sovrapporre e unire diversi materiali dando vita a un’unica opera è ciò che rende particolare, dal punto di vista

compositivo, l’arte di Duff.

Duff, Y (2024)

Grazie alla esaustiva visita guidata sono riuscita ad apprezzare questi capolavori scoprendo curiosità e ascoltando aneddoti sui diversi artisti. Vi invito ad andare a visitare queste mostre soprattutto perché le opere esposte sono tutte prestiti e per la maggior parte provenienti da prestigiose collezioni private.

 

Il periodo espositivo delle tre mostre Franco Angeli, Opere dal 1957 al 1977; Emil Lukas, La lente narrativa e il bordo infinito del colore; Arthur Duff, Sticky fictions. And things unstuck proseguirà fino al 28 febbraio 2025. Gli orari di apertura della galleria Studio la Città (Lungadige Galtarossa 21, Verona) sono: lunedì dalle 14 alle 18; da martedì a venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18; sabato dalle 9 alle 13 (su prenotazione da effettuare entro il giovedì della stessa settimana).

Periodo espositivo: 9 dicembre 2024 – 28 febbraio 2025

Sede: Studio la Città, Lungadige Galtarossa 21, Verona

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