Canzoni per difendere, canzoni da difendere, canzoni di protesta. Con Grida di Libertà, l’1 novembre e il 7 dicembre la Gran Guardia si riempie di artisti per un inno alla pace
Di: Maya Cordì
In un momento storico che sembra avere forze solo per gridare al conflitto, l’Associazione Musicaviva e il Comune di Verona in collaborazione con l’associazione Movimento Nonviolento hanno scelto di far parlare il linguaggio dell’arte per ricordarci che la pace è un messaggio universale attraverso due appuntamenti: uno il 1 novembre e l’altro il 7 dicembre con il titolo Grida di Libertà, Schegge di Guerra.
Sotto la direzione artistica del critico musicale Giampaolo Rizzetto, lo scorso primo novembre decine di musicisti si sono susseguiti per interpretare le canzoni di un passato piuttosto lontano, ma pur sempre attuale. Per più di due ore voci e strumenti hanno gridato all’unisono le storie di disertori, eroi, soldati e speranza raccontate attraverso il cantautorato italiano di Fossati, De Gregori o Endrigo, all’interno del rock anni ’60 d’oltremare e d’oltreoceano e nei canti della tradizione popolare gitana, moldava e sudafricana.
Le canzoni, venti in totale, sono state poi intervallate dalla narrazione del poeta Mauro Dal Fior che, in maniera gentile e al contempo provocatoria, ha saputo far luce sulle pagine di una storia ancora aspra che parla di lager, gulag e Apartheid. Tuttavia, durante la serata sembrava non servissero le parole per trattare certe tematiche a cui l’essere umano è stato terribilmente abituato. Piuttosto, a parlare sono stati interpreti e musicisti che, forse per una naturale repulsione verso ogni forma di violenza, hanno saputo sfruttare perfettamente il potere evocativo dei loro pezzi.
Di una Gran Guardia gremita per questo primo appuntamento, noi di Fuori Aula Network conserviamo più d’un ricordo che sprigiona umanità per la sua potenza. Fra tutti c’è innegabilmente l’interpretazione di Khawuleza (in lingua Xhosa di Miriam Makeba) portata sul palco da Laura Facci alla voce, Luigi Catuogno alla chitarra, Claudio Moro al basso e Luca Pighi alla batteria. La forza delle parole «Khawuleza mama» (in italiano «Sbrigati, mamma! Non farti prendere!») che i bambini sudafricani gridavano alle loro mamme durante i raid segregazionisti, hanno fatto sì che si diffondesse tra il pubblico un sentimento di fratellanza a tal punto da spingere l’intera platea a battere le mani accompagnando gli artisti.
Non indifferente è stato per noi anche il silenzio contemplativo e quasi paradossale sulle note di una tra le più celebri canzoni italiane contro la guerra: La Guerra di Piero (Fabrizio De André). Grazie alla delicatezza dell’interpretazione in acustico portata da Veronica Marchi (voce e chitarra), i versi che per la loro notorietà ad oggi ci appaiono quasi un refrain senza sapore, hanno trovato la giusta occasione per raggiungere nella maniera più intensa cuori e teste di chi era in ascolto.
La scaletta della prima serata prevedeva infine una chiusura che potesse essere sintesi di voci, parole, suoni, lingue e generi proposti fino a quel momento. In un graffiante arrangiamento blues dalle generose dosi di tradizione progressive italiana, Tony Pagliuca (ex Orma) al piano, Elisabetta Montino (voce), Marco Serena Manzoni (sax) e Sandro Monti (chitarra e basso), con l’interpretazione in lingua italiana di Masters of War (Bob Dylan) sono stati in grado di rendere vicino a tutti noi un conflitto che, nonostante ci appartenga da sempre, a volte ci sembra fin troppo lontano.
Il 27 ottobre l’Università di Verona, visti i crescenti scontri in Medio Oriente, ha aderito all’iniziativa solidale volta a dimostrare vicinanza a chiunque sia coinvolto nel conflitto attraverso l’esposizione della bandiera della pace a lutto. Per questo motivo noi di Fuori Aula Network, in quanto radio di un ateneo che condanna ogni forma di guerra, ci sentiamo in dovere di darvi appuntamento alla seconda serata prevista per il 7 dicembre lasciandovi con le parole di Dylan, sperando siano un’efficace chiamata alle armi di pace.
«Ehi voi, mastri guerrai (…) mettete il colpo in canna, ma agli altri tocca sparare. Mentre voi osservate il conto dei morti aumentare
Dalle vostre tenute, insieme ad altre cose belle
Come il sangue dei ventenni, risucchiato dalle zolle
Siete voi, voi la causa del terrore più tremendo
Io ho il terrore di mettere dei figli al mondo
Per bloccare mio figlio nel mondo dei non nati
Schifo voi ed il sangue che v’ha generati»
Prossimo appuntamento: giovedì 7 dicembre ore 20:45 (Palazzo della Gran Guardia, VR). Ingresso con offerta libera a favore della onlus AGBD sindrome di Down alla quale sarà devoluto l’intero ricavato.